Quest'articolo è stato aggiornato il giorno: venerdì 29 ottobre, 2021
Nell'era della pubblicità massiva e della post-industria, si sa, basta poco per decretare il successo o l'insuccesso di un generico prodotto.
A volte, a prescindere dalla bontà intrinseca del bene, una commercializzazione può risultare vincente o perdente per fattori di puro marketing, che sono in grado di indirizzare le masse di acquirenti con meccanismi ben rodati già da molti decenni, e che di poco sono cambiati anche dopo la cosidetta 'rivoluzione digitale' che ha portato l'Internet a divenire il media globale per eccellenza.
Ogni giorno veniamo costantemente bombardati, sia nei media tradizionali come TV, radio e giornali (in gergo, 'above the line'), sia su quelli 'nuovi' (l'Internet ed i suoi social network, ad esempio) da centinaia di prodotti, offerte, servizi e chi più ne ha, ne metta. Queste continue proposte d'acquisto, in tutti i generi possibili, creano uno strano effetto nei consumatori: la ridondanza.
La ridondanza è quel curioso fenomeno che, teoricamente, dovrebbe rafforzare il messaggio pubblicitario, scolpendolo bene nella testa del target d'utenza.
Se abusato, però, tale strumento fa l'effetto opposto: crea insofferenza e rifiuto del messaggio, per via della tediosità.
Molti prodotti, anche nel passato recente, hanno sofferto di un effetto negativo da ridondanza: un prodotto anche potenzialmente valido può comunque diventare un 'flop' se l'immagine che se ne da risulta fastidiosa, onnipresente e ripetitiva.
Così come, al contempo, anche un prodotto mediocre, se ben supportato, può divenire un successo commerciale.
Fin dalla sua espansione mondiale, nei primi anni '80 del 1900, Apple ha ben saputo coniugare validità e qualità dei prodotti proposti con un'adeguata campagna marketing che non è risultata mai banale, anzi: in molti contesti, ha fatto decisamente 'storia'. Basti pensare al famoso "Think Different", diventato vero e proprio fenomeno mediatico ed esempio vincente di comunicazione.
Molto del merito di tali scelte azzeccate va senza dubbio a Steve Jobs: il suo 'palco di distorsione della realtà', i suoi keynote sempre d'effetto, la sua visione minimalista ed essenziale del design, sia industriale che pubblicitario, ha indubbiamente marcato una profonda linea presa poi a modello, anche da aziende di un settore, quello elettronico, che fino a due decenni fa poco si curavano dell'immagine presso l'utenza casalinga (è il caso di IBM, ad esempio).
La presentazione dell'iPhone, nel gennaio del 2007, è stata vista da molti come una delle più efficaci della storia dell'elettronica, capace di far iniziare una totalmente nuova era (quella degli smartphone).
Dopo anni di posizione predominante e record su recod di vendite (basti vedere lo strepitoso successo di iPhone 6), il cellulare di Cupertino è diventato bersaglio fin troppo facile, data la sua enorme diffusione, di dicerie e luoghi comuni, spesso veramente campati in aria, ed ancor più spesso provenienti da chi un iPhone non l'ha davvero mai visto nel dettaglio.
Stessa sorte è toccata, più o meno contemporaneamente, anche al fratello iPad: tablet più venduto di sempre, anzi... Primo vero tablet commercializzato per le masse, si porta appresso tante dicerie sbagliate, che non ne agevolano certo la fama tra i non possessori (che invece, magari, vorrebbero proprio diventarlo).
Purtroppo, con la sua politica ben poco aperta, Apple non facilita a fare chiarezza su molti aspetti dei suoi dispositivi, rimandando il tutto a "portaci il tuo iDevice ai nostri Store e ti risolveremo il problema" che, se da un lato rappresenta un'immensa fonte di guadagno per l'azienda californiana, è un po' troppo restrittivo (e costoso) per la sua utenza.
Ecco quindi un po' di dicerie e luoghi comuni da sfatare, su iPhone, iPad ed iPod che potranno esservi utili per saperne un po' di più sul vostro dispositivo.
Di certo un dispositivo stupendo, ma che magari si porta appresso un bel po' di bufale prese a casaccio dalla Rete o dal famoso ed onnipresente 'parco amici', che spesso e volentieri si rivelano vere e proprie boutade.
Falso: le batterie degli iPhone, iPod ed iPad, come qualsiasi altro dispositivo che monta un accumulatore portatile, possono essere sostituite.
Solo che, a differenza di tanti altri, le batterie dei dispositivi mobili di Apple sono generalmente integrate negli stessi: all’utente, quindi, è preclusa la possibilità di cambiarle da solo.
È quindi necessaria una manodopera specializzata.
Falso: qualsiasi modello di iPad non è differente da qualsiasi altro dispositivo elettronico di uso similare.
Ha componenti attivi, che risiedono sulla scheda logica, e componenti passivi che, essendo modulari, possono essere sostituiti.
Semmai, il problema degli iPad, è un altro: sono incredibilmente difficili da aprire.
Ogni loro intervento specifico richiede un tecnico specializzato che, con estrema cura e pazienza, deve andare ad aprire il dispositivo: operazione non facile, in quanto ogni modello ha caratteristiche costruttive differenti, e differenti sistemi di tenuta.
Ma qualsiasi componente interno, dai pulsanti al microfono o al connettore di carica, può essere sostituito.
E c’è di più: a seconda della problematica e della bravura del tecnico riparatore, anche tanti altri danni alla scheda logica possono essere riparati con successo.
Falso: dipende sempre da come viene eseguita la riparazione.
I vetri protettivi dell’iPad, a partire dal secondo modello in poi, sono incollati con un biadesivo decisamente tenace al case in alluminio.
L’adesivo è applicato industrialmente in fase di produzione, e non è messo a freddo: prima le parti a contatto vengono pre-riscaldate, poi pressate ed ancora ulteriormente riscaldate.
Tale processo assicura un’alta tenuta del collante.
L’adesivo però, per la natura costruttiva degli iPad, deve essere obbligatoriamente rimosso, e poi rimesso, ad ogni riparazione. Incluso il cambio del vetro protettivo.
Pochi laboratori sono attrezzati con generatori di aria calda, collanti specifici e presse per provvedere alla riparazione ottimale degli iPad.
Ancora, anche il lavoro di perfetta dimatura della scocca, se questa risultasse danneggiata, è essenziale per la perfetta riuscita della riparazione.
Provvediamo all'assistenza informatica a regola d’arte di ogni iPad accettato in lavorazione e col vetro da sostituire: ogni dispositivo è preventivamente analizzato, schedato e riportato in evidenza nei punti critici del danneggiamento.
Il vecchio vetro viene rimosso, il case perfettamente pulito e riportato a condizione originaria (gli angoli ammaccati vengono rimessi a condizione), il frame plastico (per gli iPad 2, iPad 3 ed iPad 4) ricondizionato o sostituito.
Prima di applicare un nuovo vetro definitivo, ne viene montato uno provvisorio di test, a cui viene applicata, con un’apposita macchina, una pressione fittizia: è lo stress test, che riproduce condizioni d’utilizzo estreme del dispositivo.
Se il test da esito positivo, viene preparato il nuovo vetro protettivo, con del nuovo biadesivo e nuovo isolamento perimetrale (essenziale per far funzionare bene il film digitalizzatore).
Prima di richiudere l’iPad, viene pulito l’LCD con appositi prodotti anti-alone, e viene applicato a tutto il perimetro una particolare resina elastica che sigilla in maniera perfetta il tablet.
Il nuovo vetro poi viene pressato e, protetto da uno strato di plastica termo-saldata sul momento, viene riscaldato e messo sotto la pressa, dove rimarrà per circa tre ore.
Dopo la pressa, l’iPad passa alla pulizia finale: la scocca viene lucidata, viene pulito vetro e bordo dagli eventuali residui di resina sigillante, in un’operazione estremamente delicata e meticolosa, che può durare anche un’ora.
Alla fine del lavoro, il dispositivo viene mandato al controllo per gli ultimi test finali: corrente assorbita, tensione d’esercizio, test digitalizzatore, LCD e componenti hardware.
Eseguiamo oltre 20 check specifici dell’iPad, e solo dopo che questi li ha passati tutti è pronto per la consegna.
Affinché possiate essere sicuri che il vostro tablet sia perfettamente ripristinato, e portato a condizione d’origine.
Falso: è un vecchio luogo comune, valido molto tempo fa con le vecchie batterie Ni-Cd e Ni-MH, ma di certo non più ora.
Anni addietro, non c’erano a disposizione i moderni caricabatterie ‘smart’, ovvero col chip di controllo dell’intensità (e/o tensione) elettrica, ed il caricatore erogava sempre lo stesso amperaggio (o voltaggio, a seconda della tecnologia dell’accumulatore da caricare).
Il problema è che ogni batteria ricaricabile è composta da celle, divise da un elettrolita: tali celle, capaci di immagazzinare elettroni e fornire quindi una differenza di potenziale ai capi dell’accumulatore, vengono caricate obbligatoriamente in maniera sequenziale. Ovvero: cella dopo cella, fino al 100% del numero totale. Oltre il 100% le celle smettono di accumulare energia, ed anzi disperdono quella in eccesso sotto forma di calore.
A mano a mano che le celle si caricano, la batteria ha bisogno di sempre meno elettroni in entrata: un po’ come il classico bicchiere mezzo vuoto (o mezzo pieno, se siete ottimisti), che necessita di meno acqua per riempirsi completamente, rispetto ad un bicchiere vuoto. Se si riempie oltre la misura, il bicchiere trabocca.
Lo stesso succede con una batteria: se si forniscono più elettroni del necessario, la batteria non riesce a contenerli.
Datosi che è già difficile riempire fino all’orlo preciso un bicchiere d’acqua, senza farlo traboccare neppure di poco, mantenendo la mano ferma, figurarsi a fare lo stesso con gli sfuggenti e velocissimi elettroni.
Bisogna per forza di cose rallentare la carica, o si corre il rischio di non essere precisi.
Attualmente, questo problema, nei moderni caricabatterie, è gestito da un apposito circuito integrato che, per l’appunto, regola costantemente ed autonomamente tensione ed intensità del flusso elettronico, impedendo la sovra-carica della batteria.
Tempo fa, i chip di controllo non erano disponibili e quindi, per forza di cose, per impedire la sovra-carica si tenevano tensione ed amperaggio sempre bassi, in modo da caricare uniformemente tutte le celle.
Questo voleva dire tempi di carica veramente lunghi: anche di oltre 10 ore!
Ora come ora, il problema è risolto: tutte le moderne batterie agli ioni di litio e derivate hanno integrati svariati chip di controllo che, uniti a quelli del tuo iPhone oppure iPad, gestiscono in tutta sicurezza ed autonomia la carica.
Carica che quindi, a batteria scarica, partirà con un’intensità elettrica elevata, per poi essere modificata ed abbassata, in tempo reale, mano a mano che le celle della batteria si riempiono.
Oggigiorno, una carica rapida di un accumulatore da circa 2000 mAh può essere fatta in circa 30-40 minuti, proprio grazie ai componenti integrati di controllo che lavorano in automatico.
Non è quindi necessario tenere il tuo iPhone inchiodato alla presa del vostro circuito casalingo per tutta la notte.
Vero, ma il problema non è dove si porta il telefono, ma è piuttosto il danno intrinseco: un vetro frantumato invalida sempre e comunque la garanzia.
A prescindere da dove lo si porta.
Usualmente, la garanzia limitata di un generico bene, sia legale che commerciale, copre solo gli eventuali difetti di fabbricazione ed assemblaggio di determinati componenti; non copre eventuali danni causati dall’utente.
Danni che, come nel caso di un vetro rotto, possono incidere anche su altri componenti (basti pensare ai circuiti della fotocamera frontale e dello speaker della micro-cornetta).
In questo caso, la garanzia è usualmente persa nel momento del danno, per tutto il telefono (e non solo il vetro).
È quindi indifferente dove vuoi portare il tuo iPhone: dovrai comunque pagare di tasca tua la riparazione.
Falso: tutti i componenti passivi di un iPhone, ovvero qualsiasi componente che non sia un integrato della scheda logica, può essere sostituito.
La riparazione può essere più o meno facile, questo è un altro discorso, ma è comunque possibile.
Microfono vivavoce, microfono e speaker micro-cornetta, videocamere, pulsante home, pulsante accensione, antenne GSM, Bluetooth e Wi-Fi: tutto può essere sostituito.
Falso.
Se la riparazione è eseguita a regola d’arte e vengono usati componenti compatibili OEM/A+, non esiste nessun problema ed il risultato finale è totalmente eguale alla condizione originaria del dispositivo.
Falso: tutte le scocche d’alluminio di iPhone ed iPad possono essere riportate a condizione d’utilizzo per l'installazione di un nuovo vetro protettivo.
Farlo, però, può non essere semplice: occorrono delicati strumenti specifici e molto tempo di lavorazione.
Eseguiamo la dimatura ed il ricondizionamento delle scocche di iPhone 5, iPhone 5S , Phone 6, iPhone 7, iPhone 8, iPhone X come intervento di default nel caso di sostituzione del vetro di protezione rotto.
Falso: tutto il contrario, semmai.
Apple supporta ufficialmente i suoi dispositivi per molti anni dalla data di uscita, ed iPhone non fa certo eccezione alla regola.
Di solito, il supporto ufficiale è anzi ben più lungo di quelli che altre aziende, per la stessa tipologia di dispositivi, offrono.
Basti pensare all'iPhone 4: messo in vendita nel 2010 e supportato fino ad iOS 7, che uscì nel 2014.
Oppure, iPhone 4S: uscito nel 2011, è aggiornabile sino ad iOS 9, uscito a fine 2015.
Veramente tanto tempo, soprattutto nel campo della telefonia, dove mesi equivalgono ad anni.
E quattro anni, parlando di un telefono cellulare, sono veramente secoli.
Né vero e né falso: dipende da cosa si intende per 'caro'.
Fermo restando che il prezzo di un generico bene o servizio, in regime di libera economia, è sempre deciso dalla domanda e dall'offerta, il prezzo medio di uno smartphone di alta fascia è in linea con i prezzi degli iPhone equivalenti.
Come per qualsiasi altro settore di commercio, anche il mercato della telefonia cellulare vede il sotto-parco di dispositivi diviso per fasce di prezzo e d'utenza: tutti i telefoni quindi prodotti, da qualsiasi azienda costruttrice, vengono prima ideati e progettati per una determinata classe di consumatori (target, in gergo di marketing).
Il target varia molto da prodotto a prodotto, ed è quasi sempre suddiviso in fascia d'età, preferenze ed utilizzi, potere d'acquisto richiesto.
Alcuni prodotti sono pensati per un preciso target, altri prodotti per un altro; difficilmente, a parte il caso di beni di consumo estremamente diffusi e primari (cibarie, in primo luogo), un prodotto viene ideato per soddisfare tutti i target. Sarebbe impossibile, ed anche un po' inutile, in effetti.
Quando un prodotto è immesso sul mercato con un alto prezzo (su cui incide pesantemente il costo di ideazione e progettazione), si dice che 'fa selezione' del target.
Quasi tutti gli smartphone di alta fascia attuali fanno selezione del mercato, ed iPhone non è un caso a parte: il suo prezzo è quello che la gente del suo target è disposta a pagarlo.
Falso: iPhone 7 ed iPhone 7 Plus sono dispositivi certificati IP67, che quindi li rendono telefoni resistenti al massimo 30 minuti immersi in un liquido conduttivo, con una profondità massima d’immersione di un metro.
Questo li rende dispositivi che resistono senza troppi problemi agli schizzi d’acqua, alla pioggia ed anche alle brevi cadute accidentali in liquidi conduttivi, ma non sono (e né mai saranno) dispositivi adatti all’attività ricreativa e fotografica subacquea.
Il problema che non li rende affidabili per le lunghe immersioni è quello che li accumuna a tutti gli altri smartphone di simile costruzione: non possono avere, per limiti costruttivi e di praticità quotidiana, vere casse a tenuta stagna, e quindi devono sigillare gli spazi di contatto con guarnizioni e membrane biadesive (a volte, anche collanti specifici).
Allo stato attuale della tecnologia, non si è ancora in grado di produrre un adesivo o collante capace di operare a tempo indefinito in immersione costante, così come non si è ancora potuto risolvere il problema dell’usura delle guarnizioni elastiche, che tendono a perdere le originarie capacità flessibili in base all’utilizzo ed al tempo che passa.
Il loro utilizzo in ambienti liquidi conduttivi, quindi, dovrebbe essere limitato esclusivamente all'eccezionalità, e mai per lunghi periodi di tempo.
Esempio concreto: piccoli schizzi d'acqua durante la pioggia, oppure caduta scellerata nel lavandino, di brevissima durata e poi comunque subito asciugata.
È bene ricordare che Apple, come tanti altri produttori, sebbene certifichi gli iPhone della serie 7 come IP67 ('waterproof', parlando commercialmente) non copre con i suoi servizi di garanzia legale i danni da liquido.
A buon intenditor, quindi, le classiche poche parole.
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