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Si può riciclare un iPhone?
No, ed ecco perché dovresti evitare la sovra-produzione

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!
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Quest'articolo è stato aggiornato il giorno: venerdì 29 ottobre, 2021

Dall’anno della sua prima apparizione sul mercato, nel 2007, l’iPhone è diventato subito uno dei maggiori successi di Apple, e dell’industria dell’elettronica in generale.

Al 2016, ossia neppure dopo 10 anni dal primo iPhone 2G, Apple aveva venduto qualcosa come un miliardo di iPhone in tutto il mondo.

Al 2021, nonostante un fisiologico calo della domanda a seguito dell’inflazione del mercato, secondo Apple erano ancora attivi 1.65 miliardi di iPhone.

E questi, solo quelli regolarmente attivi: la stima di tutti gli iPhone prodotti si aggira sui 1.8 miliardi.

Sono numeri da capogiro, che dovrebbero dare subito chiara l’idea di che tipo di business muove il brand iPhone, e la quantità enorme di persone, aziende e industrie che girano attorno ad esso.

Però, sono numeri che dovrebbero anche far molto riflettere: l’intera razza umana (Homo Sapiens) conta circa 7 miliardi d’individui.

Di questi, quasi 1/3 ha già acquistato un iPhone, mentre tanti altri usano un differente smartphone, per miliardi di dispositivi già prodotti.

Il mercato è quindi iper-saturo, eppure vengono regolarmente prodotti nuovi modelli di iPhone, pressoché a flusso continuo, con cadenza annuale.

Ciò porta ad un’inevitabile ulteriore domanda: ma dove vanno a finire gli iPhone che non vengono più utilizzati?

Leggi questa pagina per scoprire se e come si può riciclare un iPhone, e poi, magari, fatti qualche domanda sull’effettiva utilità di cambiare compulsivamente modello di cellulare ogni anno.

Un cellulare di successo, ma che subisce le leggi del marketing

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!

Sin dalla sua prima comparsa nel mercato nel lontanissimo 2007, l’iPhone si è dimostrato subito un dispositivo di enorme successo nel mercato.

L’idea di Steve Jobs di reinventare il telefono cellulare, riprendendo molte delle idee dello sfortunato Newton (palmare prodotto da Apple negli anni ’90 del 1900) si dimostrò sin da subito di successo.

Il suo schermo grandissimo (per l’epoca), un Sistema Operativo ridotto all’osso e di facilissimo utilizzo e un approccio completamente differente rispetto all’allora mercato della telefonia furono senza dubbio idee vincenti, che contribuirono a quella ‘rivoluzione mobile’ che permise, di rimando, la quarta espansione globale dell’Internet.

Da quel primo modello, Apple ha continuato a produrre e presentare nuovi modelli di iPhone con cadenza annuale, solitamente nel mese di settembre o comunque prima dell’autunno, con edizioni via via più performanti.

Processori su System-on-a-Chip sempre più potenti e veloci, RAM aumentata, risoluzione del display sempre maggiore e funzionalità che, negli anni, hanno portato gli iPhone a divenire sempre più simili a computer desktop, sia in prestazioni che in funzionalità.

Apple solitamente (con delle eccezioni) presenta un nuovo modello ogni due anni, che intervalla con aggiornamenti potenziati riconoscibili dalla lettera S (che sta per ‘speed’, velocità).

Così, da iPhone 3G in poi, abbiamo avuto iPhone 3GS, iPhone 4S, iPhone 5s e via discorrendo, con le uniche eccezioni costituite dalla serie 7, sostituita direttamente dall’8, e la serie 11, che ha lasciato il passo direttamente alla serie 12.

Questa politica di mercato non ha solo motivazioni tecniche di miglioramento, ma principalmente finanziarie: gli investitori di Apple (che, in borsa valori, non si comporta dissimilmente da altre grandi aziende) guardano ai fatturati semestrali o trimestrali, e cercano costantemente di capire se l’azienda potrà rimanere competitiva nel breve termine, di modo da ponderare ed indirizzare bene le loro strategie di compravendita delle azioni.

In pratica, gli investitori cercano sempre il famoso ‘effetto WOW’, l’arma più efficace per tenere alto l’interesse del mercato, e permettere quindi una data strategia finanziaria.

Può esser difficile da capire per chi non è esperto di mercato azionario, ma per aziende del calibro di Apple, anche un semestre poco frizzante (magari, una congiuntura sfavorevole) può vanificare anni ed anni di lavoro, portando gli investitori a levare rapidamente la fiducia all’azienda.

Ecco perché Apple, al pari di altre aziende, spreme costantemente i suoi reparti di ricerca e sviluppo per progettare e costruire sempre nuovi modelli del suo prodotto di punta, iPhone, in un’incessante corsa contro se stessa.

Questo ha portato, per fare un paragone, l’iPhone 11 ad essere di circa una decina di volte più potente (in elaborazione dati) di un iMac con processore Intel Core 2 Duo del 2007, ad esempio.

Se da un lato ciò è positivo per la crescita del mercato e per lo sviluppo tecnologico, dall’altro lato questa costante corsa all’effetto WOW genera un grosso problema: la rapida svalutazione dei prodotti, che inflazionano velocemente tutto il mercato.

E l’inflazione, a ruota, porta con sé tanti altri problemi, tra cui la sovrapproduzione.

Un mercato saturo oltre il limite, un mondo pieno di rifiuti

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!

Si stima che, al 2020, la produzione mondiale di smartphone sia di 5.11 miliardi di unità.

Quasi l’80% di tutta l’umanità stessa!

Di questi 5.11 miliardi, circa 1.8 sono iPhone.

Ogni nuovo modello di iPhone prodotto, vende milioni di esemplari, e ciò capita ogni anno.

Per intenderci: solo col lancio della linea 7 (iPhone 7 e iPhone 7 Plus), Apple ha venduto qualcosa come 78 milioni di dispositivi, mentre con la linea 11 (iPhone 11 e iPhone 11 Pro) ha sfondato quota 100, vendendone circa 102 milioni.

L’effetto WOW perennemente cercato dal mercato e a cui gli analisti ed esperti di marketing di Apple tentano costantemente di acciuffare deve fare i conti con tutti questi numeri, ed anche con altre motivazioni ed effetti collaterali, un po’ più difficili da analizzare rispetto alle pure vendite.

Come, ad esempio, la presenza o meno di periodiche crisi economiche (come la crisi del credito del 2008 o la pandemia da COVID-19 del 2020), oppure la tendenza di molti utenti a conservare un dispositivo che, specie nelle ultime incarnazioni, si dimostra incredibilmente utile anche dopo anni dall’acquisto, con ben poche differenze sostanziali rispetto ai nuovi modelli.

È il caso, ad esempio, degli iPhone 7: un modello di iPhone di enorme successo, che i possessori sono restii ad abbandonare in favore di modelli più recenti.

Questo per via di un eccellente hardware e di un design particolarmente azzeccato, che ben ha resistito allo scorrere degli anni.

In un mercato saturo, ma in cui le aziende hanno comunque l’obbligo di produrre regolarmente, sempre nuovi modelli, il rischio di sovrapproduzione è sempre in agguato.

Ed è un rischio che, generalmente, diventa sempre realtà: la sovrapproduzione di apparecchiature RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) è tra i maggiori pericoli ecologici e fattori d’inquinamento, tanto che lo smaltimento di questi rifiuti è severamente regolato dalle leggi di pressoché ogni paese al mondo.

Essendo un dispositivo elettronico, anche un iPhone che ha raggiunto il suo fine vita è considerato un rifiuto RAEE.

Un rifiuto RAEE particolarmente inquinante, va aggiunto.

Cosa si può riciclare in un iPhone?

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!

Quando decidi di buttare un iPhone considerandolo un rifiuto, sappi che solo poco di quel telefono potrà essere effettivamente recuperato.

La maggior parte dei suoi componenti non sarà recuperabile, e andrà a finire nell’inceneritore o sarà ridotta in piccoli granelli (granulazione) e finirà stoccata da qualche parte in qualche bidone.

Nel processo di riciclo (particolarmente lungo e costoso) la priorità è quella di recuperare i materiali che hanno un valore commerciale, e tali materiali sono i metalli.

Alluminio, acciaio, oro, rame, litio: questi sono solitamente i metalli che sono oggetto del recupero, con particolare preferenza verso quelli preziosi o molto rari (come l’oro e il litio).

L’oro e il rame sono recuperati, in piccole quantità, dai contatti della scheda logica: il processo prevede l’incenerimento del PCB (il circuito stampato), è altamente inquinante perché rilascia nell’aria vapori tossici ed è energicamente sconveniente, ma ha un suo valore economico se effettuato su grandi numeri.

Solitamente, per produrre un solo etto d’oro vengono letteralmente liquefatti chili e chili di circuiti stampati.

Il procedimento è costoso, ma in grandi numeri è redditizio: si stima che circa l’11% di tutto l’oro estratto in un anno finisca per la fabbricazione di dispositivi elettronici, per cui c’è in pratica un vero tesoro che è sepolto sotto tonnellate e tonnellate di circuiti stampati.

Alluminio e acciaio vengono recuperati dal case e dalla scocca, mentre altro rame viene recuperato dai contatti elettrici, solitamente bruciando i circuiti flex.

Discorso a parte per il litio: metallo estremamente raro in natura e fondamentale per costruire le moderne batterie LiPoly, viene recuperato con un processo lungo, pericoloso e costoso, partendo proprio dagli accumulatori stessi ormai esausti.

Datosi che è impossibile scaricare al 100% una batteria ai polimeri di litio, il processo di recupero del metallo prevede prima un obbligatorio lavaggio in vasca chimica, dove l’energia ancora presente nelle batterie esauste (chiamata in gergo ‘black mass’) viene dispersa sotto forma di gas tossici.

Il procedimento non è esente da pericoli, poiché solitamente (per risparmiare tempo e costi) vengono trattate centinaia di migliaia di batterie contemporaneamente, per un’energia potenziale pari a quella di una vera e propria bomba (anche potente).
Incidenti come esplosioni ed incendi sono quindi molto frequenti, nei dispositivi di recupero delle batterie agli ioni di litio.

A conti fatti, la percentuale di componenti recuperati di un generico iPhone si attesta mediamente ad un misero 10%, di cui l’80% circa solo dal case in alluminio o metallo.

Di rimando, per recuperare quella piccola quantità di metalli, vengono regolarmente prodotte enormi quantità di gas tossici, nickel, cadmio e mercurio, che inquinano ulteriormente l’ambiente e causano sicuri effetti cancerogeni, specie ai lavoratori degli impianti di recupero.

Il problema dell’alto costo (anche umano) dei recuperi è poco sentito in occidente per un motivo ben preciso: causa l’altissimo inquinamento che producono, gli impianti di recupero sono situati sempre in zone del terzo mondo, ben lontane dalle ricche ed opulente città in cui siamo abituati a vivere.

Così, enormi zone dell’Africa occidentale sono state letteralmente invase da centinaia di compagnie di recupero di e-waste (rifiuti elettronici) che, paradossalmente, inquinano molto più di quello che dovrebbero, in teoria, prevenire.

L’entropia non è reversibile, e le risorse sono limitate

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!

L’entropia è quella grandezza fisica che esprime il grado di disordine di un dato sistema.

Nell’universo noto, ogni sistema tende all’entropia, quindi al disordine.

Per un motivo specifico: perché il disordine è un mezzo necessario per raggiungere l’equilibrio energetico, che è l’obiettivo finale di ogni reazione chimica o fisica.

La Terra è un sistema aperto, che prende energia direttamente dal sole, che a sua volta è alimentato dalla sua fornace nucleare: un’enorme quantità di idrogeno, che viene costantemente convertito in elio grazie al processo di fusione dei nuclei atomici, innescato dalle altissime temperature dalla stella.

Anche il sole, quindi, tende costantemente all’entropia: mano a mano che converte idrogeno in elio, la sua energia potenziale diminuisce, il suo stato d’ordine fisico decresce, fino a che, un giorno, diventerà una stella inattiva, che ha esaurito ormai tutto il suo ‘combustibile’.

La Terra, e con lei tutti gli altri pianeti del sistema solare, sperimenta anche lei l’entropia: l’energia che riceve dal sole viene usata dai suoi organismi biologici autotrofi, che la convertono in altre forme di energia, che a sua volta alimentano altri organismi eterotrofi, come gli animali.

Ad ogni passaggio di energia (conversione) qualcosa ‘si perde’, cioè parti dell’energia originaria si disperdono in entropia, divenendo quindi non più utili al lavoro.

Nel corso degli eoni e delle epoche archeologiche, la Terra ha immagazzinato grandi quantità di energia potenziale che ha convertito dal sole, spesso in maniera del tutto casuale: ne sono un ottimo esempio gli idrocarburi, ossia i residui altamente energetici di grandi quantità di materiale organico, la cui energia potenziale è stata conservata in milioni e milioni di anni.

Ogni volta che noi esseri umani sfruttiamo una risorsa del pianeta, sottraiamo allo stesso una parte d’energia, che utilizziamo per compiere lavoro.

Ora, se convertiamo energia che può essere ‘rimpiazzata’ prendendola nuovamente dal sole è un conto, ma se utilizziamo energia che è stata immagazzinata in altro modo, non più riproponibile almeno in tempi sensati per l’uomo, è tutto un altro discorso.

Quando scaviamo la terra per estrarre oro e metalli, quando trivelliamo gli oceani per estrarre il petrolio, quando devastiamo intere montagne per recuperare minerali noi stiamo aumentando il livello di entropia del pianeta, diminuendo al contempo le risorse potenziali.

Per produrre un solo iPhone c’è bisogno di una grande quantità di risorse primarie (metalli, minerali, plastiche e composti organici, ecc.) che, a loro volta, devono essere recuperati grazie all’uso di altre risorse energetiche: le trivelle richiedono gasolio per operare, i macchinari industriali richiedono elettricità, e via discorrendo.

Ancora, la lavorazione dei materiali è inquinante, poiché spesso la raffinazione e la costruzione (soprattutto, dei semiconduttori) richiede grosse quantità di altri elementi, spesso tossici.

Oppure, da come prodotto di scarto gas o rifiuti anch’essi tossici.

Ecco perché la sovrapproduzione di iPhone, e di smartphone in generale, è un pericolo reale per le risorse del pianeta: ogni telefono prodotto in più e non necessario, leva qualcosa alla Terra.

Un qualcosa che non può essere rimesso, e che causa (a sua volta) la riduzione di altre risorse, che potevano invece essere indirizzate in altro di più utile.

Usa il tuo iPhone per tutto il tempo che vuoi, e non farti influenzare dalle mode

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!

Tutti noi siamo ormai dipendenti dal nostro iPhone, inutile negarlo.

Lo utilizziamo tutti i giorni per mille motivi, sia per diletto che per lavoro.

Tornare indietro e farne a meno non è ipotizzabile, e di ciò dobbiamo prenderne atto.

Però, possiamo fare una cosa: possiamo usarlo con coscienza, e soprattutto possiamo usarlo di più.

Esatto, di più!

Mediamente, un utente cambia il proprio iPhone in circa un anno e mezzo: un periodo piccolissimo, considerando che, sempre mediamente, Apple fornisce supporto ed aggiornamenti per ogni modello per almeno 5 anni dalla prima commercializzazione.

A volte, anche di più.

Gli iPhone moderni, inoltre, hanno raggiunto livelli di potenza di calcolo eccezionali: riescono ad essere appetibili per gli sviluppatori software per molti anni, permettendo l’esecuzione di applicazioni molto complesse ed esose di risorse anche anni dopo la loro prima apparizione sul mercato.

La spinta per cambiare iPhone, quindi, spesso non è tecnica e non ha reali motivazioni pratiche, ma è effettuata dall’utente d’impulso, spesso sotto pressione delle campagne di marketing.

La moda di cambiare cellulare ogni anno, ed accaparrarsi sempre l’ultimo modello è dettata esclusivamente da ragioni frivole e di vera e propria moda, molto spesso per mostrare uno ‘status symbol’ a volte incoerente con le proprie disponibilità economiche.

Statisticamente, la maggior parte degli acquirenti di iPhone s’indebita per comperarlo, poiché è per loro un acquisto oneroso e molto al di fuori delle possibilità date dal loro reddito.

Non a caso, la maggioranza delle vendite di iPhone è effettuata grazie alla contestuale vendita di contratti telefonici, in cui il telefono è solo un accessorio incluso in ben poco convenienti piani biennali (e anche di più).

La soluzione per questa situazione grottesca, che genera ogni anno enormi quantità di iPhone perfettamente funzionanti ma buttati in discarica (oppure abbandonati in un cassetto), è veramente semplice: continuare ad utilizzare il tuo iPhone già in tuo possesso.

Davvero, non ci sono altre cose da fare: semplicemente, utilizza il tuo iPhone per tutto il tempo che ti è necessario, e cambialo solamente quando hai davvero un buon motivo per cambiarlo.

Basterebbe prolungare la vita media di un iPhone da un anno e mezzo a tre anni per impattare in maniera decisiva sul mercato degli e-waste, lo sai?

Ricorda che le mode passano, e passano veloci: il pianeta invece, no.

Ce n’è solo uno abitabile per noi, almeno in questo sistema solare, e le sue risorse sono estremamente limitate.

Riparare è meglio che riciclare!

Ma un iPhone si può riciciclare? Scoprilo!

Sai qual’è, oltre alla smania della moda, la prima motivazione che spinge un possessore iPhone a disfarsene?

La durata della batteria.

Già, proprio così: spesso, un iPhone viene giudicato ‘obsoleto’ e ‘datato’ proprio per via della durata residua della sua batteria, ritenuta ormai non più soddisfacente.

Ogni iPhone sinora prodotto monta una batteria ai polimeri di litio (LiPoly) integrata in esso, non accessibile dall’utente.

Non accessibile non vuol dire però ‘non sostituibile’, è bene chiarirlo: significa solamente che un utente medio, senza qualifica ed esperienza necessaria, non è in grado di sostituirla.

Questo può essere fatto in un Apple Store o un in un centro autorizzato Apple, oppure da tecnici privati e specializzati, disponibili in grande quantità ovunque in Italia.

Usualmente, una batteria LiPoly di buona qualità sopporta circa 800-1000 cicli completi di carica/scarica prima di cominciare a divenire non più usabile.

Una batteria non danneggiata, ben costruita, mantiene circa l’80% della sua capacità residua a circa 500 cicli di carica, ma questa è una percentuale che può essere influenzata da vari fattori, come l’uso reale da parte dell’utente, la temperatura d’esercizio, l’eventuale stoccaggio per lunghi periodi senza carica, ecc.

Solitamente, per un uso generico e generale, un utente raggiunge il numero massimo di cicli di carica dopo circa due anni di utilizzo continuo dell’iPhone.

Sostituire la batteria all’iPhone è un’operazione che qualsiasi tecnico preparato riesce a fare velocemente, e che riporta a perfetta funzionalità il telefono.

La capacità originaria dell’accumulatore viene quindi ripristinata, e il telefono può quindi continuare ad essere utilizzato per tanti altri cicli.

Oltre alla batteria, un altro dei motivi per cui l’iPhone è spesso destinato alla discarica è la rottura del vetro di protezione del display LCD o OLED.

Il delicato pannello LCD/OLED dell’iPhone è infatti protetto, in ogni modello, da un robusto vetro costruito in Gorilla Glass, che mantiene al sicuro il display e fornisce un buon grado di resistenza agli urti ed ai graffi accidentali.

Tuttavia, come qualsiasi altra cosa presente nell’Universo, anche il vetro del display può rompersi.

Questo succede solitamente quando l’iPhone cade, oppure quando prende un violento urto accidentale.

Come la batteria, anche il display di un iPhone può essere sostituito facilmente e con un costo solitamente contenuto: non è quindi un motivo sufficiente per buttare via il telefono, e produrre quindi un altro rifiuto difficile da smaltire.

Ogni tecnico specializzato e con esperienza può sostituire un display di un iPhone, e la spesa è solitamente molto contenuta.

La regola generale per un uso responsabile del tuo iPhone, ed evitare l’accumulo di rifiuti elettronici in realtà ancora funzionanti è semplice: ripara quello che puoi riparare.

Prima di buttare il tuo iPhone o giudicarlo spazzatura, portalo in analisi da un tecnico specializzato: quello che può sembrare irrimediabile per te, forse può essere invece risolto con poca spesa.

Ricordati che il vero risparmio energetico, nonché economico, non sta nel riciclo, ma nel riutilizzo!

Vuoi che i tuoi figli crescano in un mondo-spazzatura?

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Se la risposta è no, beh… Sappi che è già troppo tardi, e che viviamo già in un mondo totalmente invaso dai rifiuti elettrici ed elettronici.

Il nostro tempo non sta scadendo, è già scaduto: abbiamo già prodotto quantità incalcolabili di spazzatura elettronica, e abbiamo già devastato interi ecosistemi.

A volte, abbiamo spazzato via intere oasi ecologiche, e ridotto a discariche interi paesi, specie quelli africani, sudamericani ed asiatici.

Questa pagina non vuole farti la morale, ci mancherebbe, ma solo dirti la situazione per quella che è: abbiamo prodotto troppo, e consumato compulsivamente ancora di più.

Cambiare un iPhone ogni anno è sbagliato, anche se tu sei l’uomo più ricco del tuo vicinato: è sbagliato perché è sciocco, è inutile e contribuisce ad aumentare ancora di più la sovrapproduzione, levando risorse preziose che potrebbero invece essere destinate a produzioni ben più urgenti.

Buttare il tuo iPhone solo perché la durata della sua batteria è bassa è altrettanto stupido, poiché con poca spesa puoi sostituirla.

E lo stesso vale per il suo schermo rotto.

Insomma, sicuramente l’iPhone non è la causa primaria della quantità mostruosa di e-waste presenti nel mondo, ma ne è parte: e lo è perché un certo modello di business, governato da discutibile marketing, ti ha spinto a cambiare modello ogni anno, anche se non ne avevi proprio bisogno.

Oppure, ti ha spinto a comprare il nuovo quando il vecchio poteva invece essere riparato con poca spesa.

In ogni caso, è un modello di business che ormai è insostenibile, e di questo (forse) ora te ne sei accorto.

Vuoi proprio cambiare telefono? Dai nuova vita a quello vecchio, allora!

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OK, se hai letto tutto fino a qui, sotto sotto concordi ma altrettanto sotto sotto vorresti tanto comperarti l’ultimo modello di iPhone (e puoi sostenerlo economicamente), almeno c’è una cosa che puoi fare per limitare il danno che stai facendo alle risorse del pianeta.

Ed è una cosa semplice e socialmente utile: regala il tuo vecchio iPhone a chi ne avrebbe bisogno davvero, ma non può permetterselo.

Ciò che è un rifiuto per te, per altri magari è un fantastico regalo.

E forse, è un regalo che è davvero gradito.

Può darsi che ne possano fare un uso migliore del tuo, e renderlo anche più produttivo.

Regalalo a tuo zio, passalo a tuo figlio, ai tuoi genitori, ad un tuo amico che sai che non se la passa molto bene, e che avrebbe proprio bisogno di un nuovo telefono.

Il vero riciclo è proprio questo: ed è un riciclo che ti costa ZERO, e ha invece un impatto del 100%, in positivo, sull’ambiente.

Riutilizzando un iPhone ancora funzionante ed in buono stato, lo riciclerai davvero al 100%, e soddisferai i bisogni di un’altra persona evitandogli quindi di comperare un nuovo cellulare, spendendo soldi e risorse.

OK, non farà felice la Apple, ma farà di certo felice il tuo amico, e questa enorme discarica che è diventato il nostro pianeta.

Un cellulare in meno in discarica sembra poco, ma in realtà non lo è: assieme a te, pensa se un giorno si affiancassero tanti altri.

Pensa quante risorse potremmo risparmiare.

E tutto, per un gesto che a te costa zero, ma che può valere invece tanto per una persona a cui vuoi bene… O che vuoi aiutare.

Pensaci.

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