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Perché un Mac rallenta?
Quest'articolo è stato aggiornato il giorno: venerdì 29 ottobre, 2021
Cartelle che si aprono dopo svariati secondi, rotella colorata che gira per minuti e minuti, applicazioni che rimbalzano sul Dock un’eternità priva di lanciarsi, avvio del Sistema di una lentezza estenuante.
A tutti, prima o poi, capita di patire di questi sintomi col proprio Mac, alcuni così gravi da rendere la macchina praticamente inusabile.
La causa?
“Il Mac è troppo vecchio” è la risposta più comune, anche se non ha alcun senso informatico: un computer ‘non invecchia’ come un essere biologico!
In realtà, i rallentamenti e gli intoppi del Mac sono comuni a qualsiasi altro calcolatore, e hanno motivazioni ben conosciute e risapute dai tecnici.
Volete saperle?
Beh, continuate a leggere questa pagina, allora!Mac lento? Contattaci ora!
I sintomi di un Mac rallentato: conosciamoli
OK, il Mac è diventato praticamente non più usabile: oltre che estremamente lento, rende praticamente impossibile anche aprire applicazioni comuni, come ad esempio Safari, Word o Mail.
Ma un Mac con problemi non è solo ‘lento’: ha anche tanti altri sintomi che ad un occhio esperto appaiono subito ben evidenti.
Tra questi, possiamo citare:
- Avvio lento e problematico
La fase di boot del Mac può essere più o meno veloce, a seconda della tipologia del disco di avvio e delle impostazioni del macOS che l’utente sceglie, ma in linea generale non dovrebbe richiedere mai tempi molto prolungati.
Per Mac con disco meccanico di tipologia HDD, senza problemi hardware o software e senza molte applicazioni da lanciare all’avvio, un tempo di boot ragionevole è una media compresa tra un minuto ed un minuto e mezzo.
Per i Mac con SSD di tipo SATA III, senza molte impostazioni da caricare all’avvio, il tempo di boot è tra i venti e i trenta secondi.
Per i Mac con SSD in connessione PCIe, il tempo di avvio è ancora più breve, entro i venti secondi.
Questi tempi, assolutamente forfettari ed indicativi, sono solo una media generale: il vostro Mac può metterci più o meno tempo di quello sopra riportato, senza che il Sistema abbia necessariamente problemi.
Tuttavia, dei tempi di boot molto superiori a quelli medi, indicano che qualcosa nel Sistema proprio non funziona bene.
Non è infatti normale aspettare oltre tre minuti un avvio, così come non è normale vedere l’indicatore del bootloader fermarsi per molto tempo prima di ricominciare a scorrere;
- Applicazioni che ‘rimbalzano’ a lungo nel Dock, prima di aprirsi
Quando un applicazione per macOS ‘rimbalza’ nel Dock, significa che il Sistema sta caricando i file necessari al funzionamento della stessa nella RAM, ossia nella memoria principale.
Tale processo è in buona sostanza un ‘travaso’ vero e proprio: il pacchetto dei binari dell’applicazione viene copiato nella RAM, per permetterne l’esecuzione
I tempi di quest’operazione dipendono da tanti fattori: dimensione totale dei binari necessari all’applicazione, velocità di trasferimento dalla memoria di massa alla memoria principale, capienza della memoria principale, eventuale ricorso alla memoria virtuale, ecc.
Generalmente, più un’applicativo è pesante (in termini di MB o GB), e più tempo ci vorrà per trasferirne i binari eseguibili in RAM.
Ancora, più la connessione fisica di trasferimento (SATA, PCIe, ecc.) è lenta, così come la memoria di massa dove risiedono i dati da trasferire, e più tempo ci vorrà per eseguire il processo.
Il primo avvio delle applicazioni è sempre più lento degli avvi successivi, per un motivo molto semplice: macOS deve caricare tutti i binari, da zero, nella RAM.
Agli avvi successivi, invece, il Sistema si sarà tenuto ‘un pezzetto’ dell’applicativo nella sua memoria di cache, e quindi l’avvio sarà molto più veloce.
Quando un’applicazione ‘rimbalza’ infinitamente sul Dock senza mai aprirsi, o per aprirsi solo dopo molti minuti, c’è un problema di trasferimento dei binari eseguibili della stessa nella RAM.
Tale problema può essere a livello logico (corruzione degli eseguibili o del macOS in generale) oppure fisico (lentezza del disco di memorizzazione di massa, poca RAM fisica, insufficienza della memoria virtuale, arretratezza del processore, ecc.);
- Cursore ‘arcobaleno’ che gira per minuti prima di ogni azione, anche la più semplice
Nell’ambiente del macOS, quando il cursore si trasforma in una rotella arcobaleno che gira, vuol dire: “Sto elaborando le istruzioni che mi hai dato, dammi tempo”.
In ambiente Microsoft Windows, equivale al simbolo della clessidra.
Più l’istruzione richiede calcoli, e più la CPU sfrutterà tutti i suoi core di calcolo in parallelo per elaborarla.
I calcoli sono eseguiti dalla CPU tramite un processo sincrono, in cui la velocità massima è quella data dal componente più lento del processore.
Tale processo si chiama ciclo di clock.
Per tecnologia costruttiva generale, una CPU esegue ogni istruzione che gli viene data alla massima velocità possibile, quindi sfruttando sempre al limite fisico il suo ciclo di clock.
Calcoli complessi richiedono però più di un ciclo di clock per essere eseguiti, facendo quindi aumentare i tempi.
Quando vedete la rotella arcobaleno, quindi, la vostra CPU sta eseguendo, al massimo delle sue possibilità, dei calcoli che la stanno impegnando molto, forzandola ad eseguire moltissimi cicli di clock in pochi secondi.
Un Mac rallentato per problemi logici o fisici, può costringere l’utente ad infinite attese davanti alla rotella arcobaleno, poiché la CPU o non ha risorse sufficienti ad eseguire tutte le istruzioni date, oppure è istruita male, per via di una corruzione generale del Sistema, che impartisce istruzioni che generano conflitti.
Ancora, la mancanza di un quantitativo sufficiente della RAM, dove la CPU prende le istruzioni e restituisce le istruzioni elaborate, è uno dei motivi principali della comparsa della rotella arcobaleno.
Poca RAM significa che la CPU, anche lavorando velocemente, ha comunque uno spazio di lavoro limitato, che la rallenta forzatamente;
- Spegnimento estremamente rallentato
Quando l’utente finisce la sessione di lavoro e spegne il Mac (shutdown), il Sistema avvia tutta una serie di procedure per assicurarsi che tutti i processi essenziali siano completati, che la RAM sia svuotata dai calcoli in corso, che in generale si possa procedere all’interruzione della corrente in sicurezza, senza il rischio di fermare una scrittura o una sovrascrittura di un file causando una corruzione dello stesso.
Questo processo, in via generale, è abbastanza veloce in un Mac ‘sano’, senza particolari problemi.
In un Mac rallentato, invece, l’utente sperimenta un lunghissimo processo di shutdown, che a volte dura anche svariati minuti.
Ciò è solitamente imputabile quasi sempre ad un problema logico, ma in alcuni casi è dato anche dall’unità di memorizzazione di massa che, con problemi fisici, rallenta lo shutdown.
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I Mac ‘non invecchiano’, ma gli applicativi progrediscono
Un Mac è semplicemente un calcolatore elettronico, dalla componentistica interna comune a qualsiasi altro computer, basato su un’architettura che ormai ha quasi un secolo, inventata dal matematico John Von Neumann poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Come qualsiasi altro costrutto artificiale non organico, i componenti elettronici del Mac ‘non invecchiano’, e non si rigenerano se danneggiati.
Un Mac, ovviamente senza problemi di natura hardware, esce dalla fabbrica ideato e costruito al meglio per risolvere determinati problemi, con una tecnologia adatta per determinati problemi, e una velocità di esecuzione degli stessi massimale già prefissata.
I ‘problemi’, nello specifico, non sono altro che i calcoli matematici che i software, ovvero gli applicativi caricati dall’utente, vengono inviati alla CPU per un’elaborazione.
Un Mac quindi, viaggia sempre alla massima velocità possibile ideata in fase di progettazione, sfruttando al massimo tutte le sue risorse hardware.
Questa ‘costante di elaborazione’ si scontra però con un mercato dei software, ossia delle istruzioni, che al contrario è estremamente incostante, poiché in perenne mutamento.
Mese dopo mese, anno dopo anno, i programmatori migliorano ed aggiornano i loro software, per venire incontro alle richieste e le esigenze del mercato.
I programmi diventano quindi più pesanti, con più algoritmi, più complessi, con sì più funzionalità ma con anche più esigenze dal punto di vista sia computazionale che energetico (la CPU funziona ad energia elettrica!).
Per farvi un banale esempio: a metà anni 2000, un’applicativo molto popolare e famoso come Adobe Photoshop pesava, a livello di file binari già compilati e pronti all’uso sull’allora Mac OS X, circa 800 MB.
Richiedeva, per essere eseguito con discreta velocità e senza troppe attese, circa 1GB di RAM, e una scheda grafica discreta da 200MB di VRAM.
Nel 2021, tale programma pesa oltre 3GB, richiede almeno 16GB di RAM (per girare senza aspettare l’età pensionabile per ogni istruzione) e una VRAM di almeno 4GB.
Quindi, il Mac ‘non invecchia’, bensì i software che ci girano sopra vengono costantemente modificati ed aggiornati, diventando così sempre più ‘avidi’ di risorse.
Per risolvere i problemi di rallentamento, ove possibile, è necessario quindi intervenire sul potenziamento del Mac, in primis agendo sulla RAM installata e, non secondariamente, migliorando la velocità della memoria di massa dove risiedono fisicamente i file eseguibili.
In alcuni modelli di Mac ciò è possibile poiché memoria di massa e RAM sono rimovibili, in molti altri modelli di Mac (tutti i Macbook Pro dal 2016 in poi) ciò è impossibile, poiché ogni genere di memoria è saldata direttamente sulla scheda logica.
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Le soluzioni per velocizzare il tuo Mac: prima di tutto, un’analisi razionale
Prima di qualsiasi intervento di ottimizzazione, è necessario innanzitutto individuare il problema di lentezza del Mac.
Come detto in precedenza, i problemi che causano un anomalo rallentamento del Sistema sono di due tipi: software (logici) o hardware (fisici).
È quindi di primaria importanza stabilire la causa primaria del comportamento anomalo, e solo poi provvedere alle soluzioni (ove possibili).
Tra le principali cause logiche che causano problemi e rallentamenti, vi sono:
- Corruzione dei file di Sistema
Spesso, macOS riscrive autonomamente i suoi file di Sistema, spostandoli fisicamente da un posto all’altro sulla memoria di massa, aggiornandoli o riscrivendoli ex novo.
Sono operazioni automatiche che il Sistema, basato su UNIX, svolge in piena autonomia, e l’utente normalmente non si accorge neppure della loro esistenza.
A volte invece, l’utente stesso ordina al Sistema di riscriversi, magari durante un aggiornamento software importante.
Come normalmente accade in informatica, un file scritto e riscritto svariate volte può corrompersi, ossia essere memorizzato con errori.
Ciò è causato essenzialmente dal fatto che i file, fisicamente, vengono memorizzati come informazioni elettroniche (elettroni e lacune), che a volte possono ‘non collaborare’, rimanendo magari in una posizione che dovrebbero lasciare, od occupandone un’altra che invece andrebbe tenuta vuota.
La possibilità che capitino errori del genere aumenta esponenzialmente con il numero di riscritture dei file: più è alto, e più probabilità ci sono che essi si corrompano.
Come i file di Sistema si possono corrompere, così succede anche a qualsiasi altro tipo di file, dai documenti personali dell’utente sino agli eseguibili delle applicazioni;
- File e preferenze incompatibili o in conflitto
Un file, in realtà, è solo una serie di istruzioni memorizzate elettronicamente, che formano delle informazioni precise.
A volte, capita che alcune di queste istruzioni dicano al Sistema una cosa, ed alcune altre invece danno un altro ordine d’esecuzione.
Quando ciò accade, si parla di ‘conflitto’, che genera spesso in una serie di problemi a catena, a volte così gravi da compromettere il corretto uso di un’applicazione o, nei casi davvero brutti, dell’intero Sistema;
- Corruzione della partizione o dei volumi della memoria di massa
La memoria di massa, chiamata storicamente ‘disco rigido’, 'hard disk' o ‘hard drive’, non è altro che un particolare tipo di memoria, abbastanza lento comparato a quella principale, dove il Sistema memorizza i file che possono essere ‘ammassati’, in attesa di essere poi richiamati per un preciso scopo.
È un tipo di memoria ad accesso sequenziale, utile per stoccare a basso costo alti quantitativi di informazioni.
Esistono essenzialmente due tipi di memoria di massa: elettromeccaniche e a stato solido.
Le memorie elettromeccaniche sono formate da uno o più dischi magnetici, le cui parti fisiche sono divise in settori e cluster, che formano piccolissime celle d’informazione dove conservare magneticamente gli elettroni.
Le unità a stato solido sono invece formate da molti chip in silicio su cui, grazie a particolari tecniche litografiche, sono state incise le piccole celle di stoccaggio degli elettroni, sfruttando il fenomeno della giunzione P-N, la stessa che fa funzionare i transistor e i diodi.
Quando un file viene scritto su una memoria di massa, il Sistema lo spartisce in varie celle, dove gli elettroni vengono conservati.
L’architettura interna della memoria di massa, ossia come queste celle devono essere posizionate, dove può essere scritto e dove no, si chiama partizione, mentre la memoria fisica si chiama volume.
Un volume può contenere più partizioni, quindi più spazi condivisi a livello fisico ma separati a livello logico.
Questo è utile per suddividere volumi grandi in spazi più piccoli ma separati gli uni dagli altri, senza dover necessariamente comperare ed installare un altro volume fisico.
A volte, la partizione si corrompe poiché, esattamente come avviene nei file, alcuni elettroni, in riscrittura, non lasciano il loro ‘posto’, oppure ne occupano altri che a loro non spettano.
Più l’unità di memorizzazione viene scritta e riscritta, e più il rischio che accada una cosa del genere aumenta esponenzialmente.
Quando una partizione è corrotta, tutte informazioni salvate su di essa diventano instabili, comprese quelle che fanno funzionare il macOS e gli applicativi che sotto di esso girano;
- Malware e virus
Sebbene il luogo comune voglia i calcolatori Mac inattaccabili da virus e malware, ciò purtroppo non corrisponde al vero.
Sì, al confronto di Microsoft Windows, macOS ha molti meno programmi malevoli che possono attaccarlo, ma qualcuno c’è.
E quel qualcuno, spesso fa molti danni.
Essendo un derivato di UNIX, macOS è intrinsecamente sicuro: qualsiasi applicativo deve essere installato da un utente con privilegi di amministratore, quindi molto del software pericoloso viene già eliminato in partenza.
Gli stretti (ed ossessivi) protocolli di sicurezza di Apple spesso impediscono ad applicazioni non certificate di essere installate facilmente sul Mac, garantendo anche in questo caso un’ulteriore livello di sicurezza.
Eppure, spesso qualche malware viene comunque scaricato ed installato.
Solitamente, sono programmi che modificano piccole porzioni di codice del macOS, spesso a livello superficiale, come indirizzare le chiamate DNS verso altri server (guadagnando così con le visualizzazioni di pagine web in promozione).
Alcuni malware, in passato, si sono dimostrati particolarmente ostici, come il tristemente famoso Genieo (difficile da rimuovere totalmente anche per un tecnico esperto).
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I problemi hardware
In informatica, un ‘problema fisico’ è un problema non correlato alla programmazione e alla parte logica, ma un guaio successo ad un componente hardware del calcolatore.
Tale problema, a prescindere da quale esso sia, richiede sempre e comunque un intervento fisico risolutivo, spesso e volentieri di sostituzione del componente danneggiato o non più idoneo all’utilizzo.
Tra i principali problemi hardware che possono affliggere un Mac estremamente rallentato, troviamo:
- Malfunzionamento della memoria di massa
Come qualsiasi altro componente elettronico, anche l’hard disk o l’unità SSD possono danneggiarsi fisicamente.
Nel caso degli hard disk meccanici, ciò è spesso dovuto alla loro inevitabile usura.
Gli HDD infatti, durante il loro utilizzo sono perennemente in movimento: un flusso d’aria costante fa girare i dischi, e una testina elettromeccanica provvede a leggere e a scrivere le informazioni elettroniche.
Col tempo, possono verificarsi danneggiamenti da usura sia alla testina che ai dischi, esattamente come qualsiasi altro componente meccanico.
A volte, invece, il problema risiede nella parte elettronica del disco, ovverosia il controller.
Non mancano poi casi in cui il disco ha subito un vero e proprio danneggiamento meccanico da urto, e ciò solitamente capita alle unità installate nei Mac portatili.
Generalmente, la vita media di un hard disk di buona qualità e di recente costruzione è di circa quattro anni: dopo tale periodo, il rischio che l’unità si blocchi o smetta di funzionare del tutto poiché danneggiata diventa molto alto, e quindi l’utente dovrebbe premunirsi, sostituendola preventivamente.
Un hard disk danneggiato fisicamente, oltre che rallentare in maniera inverosimile il Mac, di solito da chiari segnali facilmente riconoscibili da parte di un tecnico, come un insolito ‘grattare’ della testina del disco.
Un SSD, invece, non ha parti in movimento, e quindi non sperimenta fenomeni di usura.
Tuttavia, come ogni altro circuito elettronico, può comunque smettere di funzionare, per un buon numero di cause.
Tra queste, la più comune è uno sbalzo di tensione nel circuito di alimentazione del calcolatore: i delicati componenti elettronici sono particolarmente suscettibili agli sbalzi del voltaggio, e anche cambi minimi (con tolleranze di neppure 2V) possono danneggiarli irreparabilmente.
Ancora, un SSD risente di un fenomeno fisico noto già da molti anni, che rende impossibile svuotare del tutto le celle in fase di riscrittura delle stesse.
Ciò vuol dire che alcuni elettroni, in fase di riscrittura, rimarranno ‘intrappolati’ nelle lacune fisiche, causando alla lunga una corruzione generale della memoria ed il suo fine vita utile.
I principali Sistemi Operativi, grazie alla tecnologia TRIM, tentano di ridurre al minimo le riscritture delle celle, prolungando quindi la vita della memoria a stato solido, ma anche con ciò essa, lentamente, diviene sempre più ‘piena’ ed inutilizzabile.
Ancora, se il firmware interno della memoria si corrompe e smette di funzionare come dovrebbe, tale memoria diviene subito non già leggibile, causando la perdita totale delle informazioni in essa contenute;
- CPU in surriscaldamento
La CPU, ossia il processore centrale, è un complesso sistema sincrono, attraversato perennemente da un flusso elettronico.
Per l’effetto scoperto da James Prescott Joule, un qualsiasi conduttore percorso da un flusso elettronico viene da esso eccitato energeticamente, riscaldandosi.
Una CPU per colpa dell’effetto Joule si riscalda enormemente in brevissimo tempo, raggiungendo temperature che, se non trattate con un opportuno sistema di raffreddamento, potrebbero compromettere seriamente il funzionamento di tutto il computer.
Ecco perché, in qualsiasi calcolatore elettronico, si adottano particolari sistemi di raffreddamento, sia passivi che attivi.
I sistemi passivi indirizzano l’aria, grazie ad appositi dissipatori, in percorsi obbligati, sfruttando la differenza di pressione tra aria calda ed aria invece più fredda.
I sistemi di raffreddamento attivi, invece, utilizzano o sistemi di ventole e dissipatori, oppure addirittura sistemi liquidi.
Comunemente nei Mac, così come negli altri calcolatori moderni, si utilizzano sistemi di raffreddamento a ventola.
Un dissipatore di un Macbook Pro totalmente intasato da detriti, dopo anni di mancata pulizia.
Il dissipatore che non è in grado di compiere il proprio lavoro è una delle cause
principali del surriscaldamento della CPU
L’accoppiata dissipatore-ventola funziona bene solo se la CPU e l’eventuale GPU sono a diretto contatto col dissipatore stesso, senza intercapedini d’aria.
Per ottenere tale scopo, si utilizzano delle speciali paste oleose chiamate ‘paste termiche’, in grado di convogliare il calore prodotto dalla superficie del die della CPU sino alla superficie del dissipatore, garantendo quindi una conduzione termica senza soluzione di continuità.
Col tempo, però, la pasta termica perde le sue caratteristiche fisiche principali, seccandosi e divenendo quindi ben poco conduttiva.
In tal caso, in mancanza di raffreddamento adeguato, la CPU può andare in surriscaldamento.
Ciò può accadere anche quando la ventola risulta danneggiata, oppure intasata da polvere e detriti vari.
Quando la CPU supera una certa temperatura, per prevenire danneggiamenti irreparabili, la stessa si mette in modalità a basso consumo elettrico, chiamata in gergo “Thermal Throttling”.
Durante il throttling la CPU diminuisce al minimo la sua frequenza di operatività, esegue molte meno operazioni per ogni ciclo di clock, disattiva core non essenziali e, in buona sostanza, fa di tutto per far passare meno energia elettrica possibile, nel tentativo di abbassare la temperatura.
Il Thermal Throttling abbassa drasticamente le prestazioni del Mac, poiché la CPU si auto-limita.
Questo vuol dire che il Sistema in generale sarà molto più lento, e molto meno usabile;
- RAM insufficiente
La RAM (Random Access Memory) è la memoria principale del vostro Mac, così come di qualsiasi altro calcolatore elettronico.
È la parte del computer su cui il Sistema carica i dati da inviare alla CPU per l’elaborazione, e dove a sua volta la CPU riversa i dati elaborati.
Quando dal Finder aprite un generico file o una generica applicazione, in realtà il Sistema carica i dati di quel file o quel programma nella RAM, e ne avvia la lettura o l’esecuzione.
Capite quindi bene che in assenza di RAM il vostro Mac non potrebbe mai funzionare, poiché non avrebbe nessun posto dove ‘lavorare’ i dati di input e di output.
Una delle cause principali del rallentamento dei Mac, specie se questi hanno già qualche anno di vita, è la mancanza di sufficiente RAM sia per il Sistema Operativo che per gli applicativi in esso installati.
Col passare del tempo, gli sviluppatori (Apple inclusa) forniscono nuove funzionalità ai programmi, compreso il macOS.
Tali nuove funzionalità comportano quasi sempre un aumento di richieste hardware, e la RAM è generalmente una delle prime cose che viene ritoccata. Sempre verso l’alto.
Un quantitativo di RAM fisica insufficiente costringe il macOS ad attingere costantemente al meccanismo della memoria virtuale, prelevando spazio dalla memoria di massa (molto più lenta della RAM) per caricare i dati che non possono entrare nella memoria principale.
La memoria virtuale ha velocità pachidermiche comparate a quelle con cui dialogano CPU e RAM, ma è un male necessario quando questa non è fisicamente disponibile.
Un Mac molto rallentato che non ha altri problemi hardware o software spesso vede la causa della sua lentezza proprio nel quantitativo insufficiente di RAM.
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Come fare per velocizzare il Mac?
Se il vostro Mac è molto lento, per prima cosa va stabilita l’origine della lentezza del computer.
Interventi che richiedono un’azione software sono una cosa, mentre interventi hardware sono ben altra cosa.
A volte, c’è bisogno di un’azione coordinata sia software che hardware.
A livello software, le azioni più comuni che possono essere effettuate sono:
- Pulizia del Sistema da software malevolo;
- Ripristino del Sistema e re-installazione delle applicazioni corrotte, o ricostruzione dei file di preferenze delle stesse;
- Nei casi più gravi, ricostruzione della partizione di Sistema, e re-installazione dello stesso;
- Backup e ripristino di una precedente configurazione (sicura) del Sistema;
- Rimozione degli applicativi in conflitto o non più supportati;
- Aggiornamento del Sistema e delle applicazioni
A livello hardware, gli interventi più comuni per velocizzare il Mac sono:
- Sostituzione HDD con unità SSD ad alta velocità;
- Espansione unità SSD con altra unità a stato solido di stoccaggio superiore;
- Aumento RAM;
- Installazione GPU esterna (ove possibile);
- Installazione Sistema su unità esterna in alta velocità (tipo connessione Thunderbolt);
- Pulizia ventole e sostituzione pasta termica
Quasi tutti i Mac da scrivania (iMac, Mac mini, iMac Pro e Mac Pro) possono essere aggiornati con ulteriore RAM e con nuove unità a stato solido, sebbene per alcuni modelli questo sia molto costoso e richieda molto lavoro specializzato.
Per i portatili della linea Macbook Pro prodotti dal 2012 al 2016, è possibile espandere solo il blade SSD interno, in quanto la RAM è direttamente saldata sulla logica e quindi non rimovibile.
Per tutti i Mac portatili, dal 2016 in poi, è impossibile sostituire sia RAM che SSD, in quanto entrambi i chip saldati sulla scheda logica.
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