Quest'articolo è stato aggiornato il giorno: venerdì 29 ottobre, 2021
Ormai molto della nostra vita risiede memorizzato, sotto forma elettronica, in una generica memoria di massa.
Le più comuni, per via del costo per GB ormai estremamente competitivo e quindi accessibile a tutti, sono i supporti meccano-magnetici, comunemente chiamati 'hard disk', 'hard drive', 'disco rigido' oppure con l’acronimo HDD (Hard Disk Drive).
Tale tecnologia, ipotizzata, testata e sviluppata da IBM verso la fine degli anni ’50, si basa su un concetto estremamente semplice: uno o più dischi di materiale magnetico (o comunque magnetizzabile) vengono usati come supporto di archiviazione per una testina molto sensibile, che può leggere o scrivere dati, a seconda della polarità magnetica.
I primi modelli di hard drive sviluppati da IBM non erano per nulla comodi, né economici: il prototipo di base, infatti, aveva dischi enormi da 24 pollici (quasi la bellezza di 60 cm!), pesava oltre una tonnellata ed era ingombrante quanto un moderno frigorifero.
Anche il costo era di dimensioni esagerate: circa 200.000 dollari americani, a fronte di una capacità di archiviazione di soli 5 MB di dati.
Una cifra enorme, per l’epoca!
Solo una decina d’anni dopo, gli ingegneri di IBM riuscirono a ridurne drasticamente dimensioni e costi, tanto da rendere questa tecnologia veramente appetibile per gli usi comuni.
Il nome originario scelto dai tecnici IBM era Fixed Disk Drive (FDD), ma nell’uso popolare prese comunque molto più piede la definizione ‘hard disk’, specie sul finire degli anni ’70 - inizio anni ’80, quando la prima ondata dell’informatica per le masse metteva a disposizione degli utenti anche un altro popolarissimo sistema di memorizzazione, ovvero i floppy disk.
Gli hard disk rimasero abbastanza costosi e relativamente poco capienti, almeno rapportati ai valori che siam soliti comparare oggi, sino alla fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90; questo perché, per oltre tre decenni, gli ingegneri delle maggiori case produttrici mondiali (tra cui la nostra gloriosa Olivetti) non riuscirono a risolvere il considerevole problema della densità magnetica senza aumentare esageratamente peso e dimensioni dei dischi interni al case dell’HDD.
Con la scoperta fondamentale della magnetoresistenza gigante, dei fisici Albert Fert e Peter Grünberg, fu possibile costruire finalmente dischi di grande quantità di stoccaggio, ben oltre il gigabyte, fino ai terabyte attuali.
Con l’avvento dei molto più veloci e performanti SSD (Solid State Drive), ora l’uso degli HDD è prevalentemente confinato allo stoccaggio di grandi quantità di dati, per via del costo ampiamente abbordabile del supporto.Chiamaci al 333.29.22.308
Al giorno d’oggi, sebbene il mercato ancora proponga un discreto numero di dimensioni degli HDD (per tutte le esigenze), gli standard comunemente utilizzati, reperibili in ogni dove, sono principalmente due:
I formati server-side da 8” e da 5,25” sono ormai molto rari, per non dire introvabili (ed obsoleti).
Anche il formato da 3,5”, un tempo lo standard per i calcolatori da scrivania, sta lasciando il posto al formato da 2,5”, montato ormai senza distinzioni in desktop e laptop.
A livello di connessione fisica, per i dischi interni ai calcolatori l’ATA Seriale (SATA, abbreviato) ormai è lo standard universale, mentre nei calcolatori di fascia alta, dalle alte prestazioni (per esempio, i MacBook Pro e i MacPro della Apple) lo standard PCIe è preferito.
Per gli HDD esterni, invece, l’Universal Serial Bus (USB, sia 2.0 che 3.0) è lo standard presente in pressoché tutti i dispositivi.Chiamaci al 333.29.22.308
Perché un disco rigido non fa niente altro che quello: ammassa informazioni, in grandi quantità.
È quindi un tipo di memoria, non volatile, ad accesso sequenziale.
La capacità di archiviare le informazioni solo per settori e tracce, ha il vantaggio di poter archiviare, a parità di spazio, molti più dati di una memoria ad accesso casuale (come la RAM) ma, di contro, rende l’accesso alle informazioni molto più lento.
Talmente lento che è preferibile usare la molto più costosa ma veloce RAM come memoria principale di un generico calcolatore.
D’altro canto, l’estremamente contenuto costo per GB, la rende perfetta per poter archiviare grandi quantità di dati ad un prezzo ragionevole.Chiamaci al 333.29.22.30
In maniera molto spiccia: perché è perennemente in movimento, quando in uso.
La testina sensibile legge e scrive dati pressoché costantemente, ed è tenuta sollevata dall’aria mossa dalla rotazione stessa dei dischi; deve muoversi in maniera rapidissima per tutta la superficie dei supporti circolari magnetici, e il suo movimento, per davvero fulmineo, è controllato da un apposito controller integrato nell’unità.
Col tempo, come qualsiasi altra struttura meccanica in perenne movimento, l’usura dei materiali a contatto porta a rotture e/o malfunzionamenti.
L’estremo calore prodotto sia dall’alta rotazione dei piatti e sia dal passaggio perenne del flusso elettronico che andrà ad incidersi magneticamente nei settori degli stessi, per effetto Joule, dilateranno sempre di più i materiali componenti, che nel futuro non sopporteranno più il carico.
Non è infine da sottovalutare, specie nei calcolatori portatili, il pericolo di urti e cadute, che possono rovinare irreparabilmente le delicate componenti interne del dispositivo.Chiamaci al 333.29.22.30
Brutalmente, un generico HDD vede i suoi dischi divisi ‘a spicchi’, come se fosse una torta, con tagli che si incrociano tutti idealmente verso il centro. Questi spicchi sono chiamati settori.
Sempre dal centro, partono altri solchi, stavolta contigui alla circonferenza, che dividono il disco in tanti dischi concentrici di eguale area, chiamati tracce.
Due o più tracce di due o più settori contigue, vengono chiamati cluster.
Settori, tracce e cluster sono incisi su un piatto, ovvero un disco magnetico.
Diversi piatti, impilati uno sopra all’altro, formano tutto l’HDD.
I dati vengono quindi scritti mettendoli, a seconda dei casi, in settori e/o tracce comuni o meno, adiacenti o meno, in relazione alle istruzioni software.
Può capitare, per la natura stessa della tecnologia magneto-meccanica, che qualche settore di traccia, od anche cluster, si smagnetizzi; oppure, che ci sia stato un errore in fase di scrittura, che abbia causato altri errori a catena.
Questo succede quando i dati vengono scritti e ri-scritti continuamente, ed è statisticamente proporzionale all’età del disco, ovvero: più la struttura magnetica viene usata, e più è probabile che conservi male le informazioni sovrascritte nello stesso settore (o cluster).
Quando c’è un errore di questo tipo, diremo quindi ‘di stoccaggio’ dell’informazione, che stravolge il corretto funzionamento del dispositivo e genera errori di lettura/scrittura consequenziali, siamo in presenza di un danno logico.
Se invece un dato settore, cluster o traccia di settore ha subito un generico danno meccanico (esempio: un urto, o sbalzo improvviso di tensione, ha fatto ‘grattare’ la testina magnetica sulla superficie del disco, incidendola fisicamente), stiamo parlando di un danno fisico.
La differenza è abissale: un errore logico può essere recuperato, riparato o, alle brutte, eliminato (perdendo però tutta o parte dell’informazione), mentre un danno fisico è generalmente arduo da recuperare.
La prima cosa da fare, quindi, in presenza di un HDD danneggiato, è stabilire di che natura sia il danno.Chiamaci al 333.29.22.308
Il File System, oppure File di Sistema in italiano, non è niente altro che la struttura gerarchica della memoria di massa.
In poche parole: è il modo in cui un dato Sistema Operativo scrive ed archivia le informazioni sul disco.
Può essere immaginato esattamente come un albero, per dare l'idea della sua funzione basilare, che è quella di creare una struttura basilare per le informazioni.
Directory, file, volumi: qualsiasi informazione archiviata seguirà una precisa collocazione logica, intellegibile dal Sistema.
Ogni memoria di massa, prima di essere utilizzata, deve necessariamente essere preparata (inizializzata o formattata, nel linguaggio tecnico) con un File di Sistema, compatibile con l’OS che dovrà gestire l’unità.
A volte, per i motivi esposti qualche riga sopra, è possibile che l’albero gerarchico del File System si corrompa, rendendo impossibile l’utilizzo dell’hard disk.
La corruzione del File di Sitema è, a livello logico, uno dei danni più difficili da trattare.Chiamaci al 333.29.22.308
Un generico hard disk, come qualsiasi memoria di massa, viene visto da un generico OS come una qualsiasi periferica di I/O, e nello specifico, come un volume: niente altro che il supporto fisico di una data unità.
Per renderlo però qualcosa di utile, tale volume deve essere però preparato a livello logico, per farlo relazionale con l’OS.
Come una generica abitazione è abbastanza inutile senza una struttura interna che delimiti spazi comuni (e non), così un volume ha bisogno di una struttura interna, per dialogare con un qualsiasi Sistema Operativo.
Tale struttura viene detta partizione, ed è modellata su immagine e modello del File di Sistema che si sceglie di adoperare.
Come una casa può avere un numero indefinito di stanze, entro i suoi limiti strutturali, così un volume può avere un numero imprecisato di partizioni, che però non possono ovviamente eccedere dalla dimensione totale del volume.
La cosa essenziale è che ogni partizione viene vista logicamente come un’entità a parte, separata dalle altre ma in condivisione del volume.
Ciò garantisce alcuni vantaggi (possibilità di usare un solo grande volume come se fossero più dischi più piccoli, tenendo le informazioni separate, ma fa correre il rischio di veder compromesse tutte le informazioni di qualsiasi partizione se il volume originario viene danneggiato (logicamente o fisicamente).Chiamaci al 333.29.22.30
Datosi che i dischi dell’hard drive ruotano incessantemente, quando l’unità è alimentata, e che la testina si muove anch’essa a velocità sostenuta, un generico HDD emette dei rumori costanti (sibilo del piatto che ruota) e dei ‘click’ ravvicinati ed intermittenti, leggeri tipo un crepitìo, che corrispondono al movimento della testina.
Sentire quindi rumori provenire dal calcolatore con sopra montato un HDD, oppure un calcolatore con attaccati volumi HDD esterni, è cosa normale.
Diventa invece cosa anormale quando questi rumori diventano sospetti, indice di danni fisici al disco.
Forti “CLACK” della testina, ad esempio, uniti ad un ticchettio metallico, cupo e secco, sono quasi sempre ambasciatori di imminenti e seri guasti, a cui l’utente dovrebbe porre rimedio al più presto possibile, eseguendo un rapido backup.Chiamaci al 333.29.22.308
Se il tuo Mac ti mostra, all'avvio del Sistema, l’icona di una cartella con un punto interrogativo, vuol dire che il bootloader, ovverosia il codice d’istruzioni che permette l’avvio del MacOS, non trova un Sistema da caricare.
Questo solitamente succede quando la partizione logica su cui risiedono i file del Sistema s’è danneggiata, ma spesso capita anche che ci possa essere un danno fisico al disco (malfunzionamento meccanico).
Più raramente, e specialmente nei dispositivi portatili, ad essersi danneggiato è il cavo di connessione SATA o PCIe a cui è connessa l’unità di stoccaggio dati.
Quando questo accade, non è più possibile avviare il Mac, perché ovviamente il Sistema non viene riconosciuto.
È una situazione che richiede un intervento urgente, in quanto il calcolatore, in questo stato, non è utilizzabile.
La prima analisi che il tecnico deve fare, se si presenta tale problematica, è quella di stabilire con certezza l’origine del problema; nello specifico, è fondamentale sapere se si è di fronte ad un danno logico sulla partizione, oppure un danno meccanico al volume fisico.
A seconda della natura del problema, difatti, il tecnico può provvedere alla giusta soluzione, che va dal recupero della partizione danneggiata sino al cambio totale dell’unità ottica o solida difettata.
Molto spesso, soprattutto in caso di guasto logico, è necessario provvedere al recupero manuale dei dati, giacché un intervento di clonazione tout-court dell’unità non è consigliabile.
Il nostro servizio può intervenire rapidamente per aiutarvi a risolvere i problemi al vostro Mac che non si avvia più.
Eseguiamo il controllo e l’analisi per qualsiasi modello di Mac (iMac, iMac Retina, MacBook, MacBook Pro, MacPro) che monta qualsiasi tipo di disco solido o meccanico (HDD, SSD con connessioni sia SATA che PCIe), e recuperiamo le partizioni danneggiate, ricostruendole e salvando - ove possibile - i vostri preziosi dati.
È disponibile anche il servizio di ritiro e consegna a domicilio in tutta Milano, per permettere al vostro studio o alla vostra azienda di essere servita tempestivamente e con meno disturbo e interruzione del lavoro possibile.
Per richiedere un intervento rapido, puoi chiamaci dal lunedì al sabato in orari di laboratorio dal lunedì al sabato dalle 11.30 alle 19.30) al 333.29.22.308 oppure puoi compilare il modulo sottostante.
Se sei possessore di un Macbook, MacBook Air o MacBook Pro post 2012, il tuo calcolatore monta una memoria di massa a stato solido SSD.
A seconda del modello, tale memoria può essere estraibile oppure saldata direttamente sulla scheda logica.
In ogni caso, il recupero dei dati risulta sempre ostico: i connettori SATA o PCIe usati da Apple per i suoi blade SSD sono proprietari, e necessitano di specifici adattatori per poter essere letti esternamente.
Le cose si complicano ulteriormente quando invece il chip SSD è saldato sulla scheda madre.
Noi possiamo recuperare i dati da MacBook e MacBook Pro danneggiati, sia con unità blade SSD che chip integrato sulla scheda madre.Informati a questa pagina dedicata!
Se il vostro hard disk, sia interno che esterno, ha dei problemi che non riuscite a risolvere, potete chiamarci al numero 333.29.22.308.
Se avete accidentalmente perso dei dati che dovete assolutamente recuperare, se la vostra unità ha subito danni sia logici che fisici e volete comunque tentare di salvare informazioni preziose, noi possiamo aiutarvi.
La realtà del recupero dati, si sa, è estremamente costosa, e a buona ragione: è una delle procedure informatiche più difficili e delicate, dagli esiti davvero incerti.
Noi però, abbiamo prezzi fissi, assolutamente concorrenziali: solo € 100,00 per l’analisi del disco e per il tentativo di recupero, a cui si aggiungono € 10,00 per ogni 10 GB di dati recuperati.
Un prezzo davvero eccezionale, per una procedura che costa veramente tanto tempo e tanta fatica.
Non promettiamo il recupero sicuro dei dati, questo nessuno dovrebbe mai proporvelo perché è oggettivamente irrealizzabile, ma abbiamo sicuramente i prezzi più convenienti per provarci.
Un'analisi accurata, sia software che hardware, dell'unità HDD danneggiata.
Il disco viene controllato attraverso software specifici e, se il danno è fisico, viene analizzato nelle componentistiche elettro-meccaniche.
L'obiettivo è solo uno: farlo funzionare per l'ultima volta, di modo che si possa fare una copia d'urgenza dei dati in esso contenuti.
Ma fare ciò è molto difficile: sono necessarie profonde conoscenze tecniche, molto tempo di lavoro dedicato ed un discreto magazzino di pezzi di ricambio per pressoché ogni genere di HDD.
Tutto, per tentare di ridarvi i vostri preziosi dati.
Non esiste una percentuale che possa fare media, ogni caso è un caso a sé.
Si possono recuperare il 100% dei dati dell'unità o lo 0%, a seconda del livello di danneggiamento della stessa.
Il concetto è semplice: se un dato piatto, settore o cluster è fisicamente danneggiato, è praticamente certo che i dati presenti su di esso siano irrecuperabili.
E datosi che molti Sistemi Operativi frammentano i dati, ovvero scrivono informazioni di un dato documento su settori non contigui, ecco che anche un piccolissimo danno a pochi MB di un settore ormai andato, può rendere impossibile il recupero di un file di ben più grandi dimensioni.